I diari di Mara - Viaggio nell'Hoggar - 3

06-08-2010


26/12/1984 Mercoledì


            Sveglia presto e ancora ascesa all’Eremo (quota quasi 3000 metri) per l’alba (io no, si sta così bene nel sacco!), ma la vedo anch’io da dove sono.


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Quattro begli asinelli si mangiano bucce d’arancia e ci seguono. Si risale in auto dopo una specie di colazione raffazzonata qua e là. Le ghirbe di capra piene d’acqua sono un sol blocco di ghiaccio. E poi si parte per Tam.


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Quasi arrivati, sosta ad un bel lago (la guelta di Afilal) nascosto fra le rocce laviche, purtroppo deturpate da graffiti di idioti, anche svedesi.


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Di nuovo via di corsa matta (Ginetta: aiuto! L’acqua, la ghirba, la giacca, il berretto, il fazzolettino….!) ed eccoci al campeggio, dove si allestisce un lauto pranzo: formaggio, pane, datteri secchi, arance. Ma poi ci beviamo anche un caffè al bar.

            Il nostro speedy-Mohamed ha perso la ruota di scorta da sotto l’auto. Pare manchi anche la benzina e che il giro si debba accorciare. Ma invece verso le 3 c’è una grande agitazione fuori dal camping: è arrivata un’auto carica di benzina e si dà il via all’operazione-travaso, con tubi di gomma, come se fosse vino: naturalmente se ne spreca anche un po’.

Intanto i tuareg non impegnati nell’operazione si fanno il tè e se lo bevono, così, tra la benzina.


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 Alle 15,30 si parte per Tamenkrest (si credeva) e invece speedy-Mohamed ci organizza un’avventura personale nell’avventura di gruppo. Infatti parte a tutta birra, superiamo tutti in breve tempo (ci vorranno 2 ore, dice lui, per arrivare alla meta) e si spalancano le porte del vuoto umano: ci siamo solo più noi, con l’uccellaccio (Ginetta) che ne prevede di tutti i colori: e se gli altri si fermassero prima? E se ci capitasse qualcosa? E se non ci trovassimo?

Troviamo vicino a un pozzo vuoto un gruppetto di tuareg, a cui Mohamed dice di avvisare quelli che arriveranno dopo che noi siamo avanti.


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E intanto il paesaggio cambia e si fa sempre più bello e più desertico, non è ancora sabbia fine, ma ce n’è già molta per terra. Noi andiamo a tutto spiano. Troviamo poi un altro gruppo su questa strada, che non è nazionale, ma “fatta dai contrabbandieri” (sic), e lì chiede se è già passata qualche Toyota (ma come è possibile, se la strada è una sola?). Alle 5,30 ci fermiamo e aspettiamo: il paesaggio è molto bello, lunare, e a un certo punto Mohamed, improvvisatosi piccola vedetta lombarda, appollaiato su rocce varie, decide di ritornare, considerato che non c’è nessuno in vista. Andiamo contro il sole basso, e decido di prestargli gli occhiali da sole perché non ci scaraventi da qualche parte e lui prima non li vorrebbe perché sono da donna, poi li mette ma dice che sono troppo scuri e non si vede niente, poi per illuminarsi accende i fari e poi, quand’è buio, si trova talmente bene che non se li leva più. Intanto da quelli del pozzo sappiamo che non è passato nessuno.


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E’ buio e finalmente vediamo dei fari venirci incontro, ma non sono loro. E poi altri, e questi sì. Ci precedono a folle velocità, ripercorriamo un sacco di km., finalmente arriviamo al campo, dove tutti ci accolgono a braccia aperte (non per altro, ma abbiamo la cassa cucina e i viveri….). Sono le 7 e ci accingiamo a preparare la cena: spaghetti col sugo (quasi schifosi), formaggi, datteri e arance: ma è tutto così buono! Siamo così affamati! Si beve grappa, che poi scompare.


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Andiamo a dormire sotto la tenda e fa freddino a Tamenkrest. Ci sono un sacco di stelle.

(foto di Alfio Cioffi)

..............continua.............